Sirene di Laura Pugno, 2007

Ritorno alla mia lista con le migliori opere di narrativa italiana degli ultimi vent’anni con un meritato quarto posto a questa breve favola nera, dove le sirene suscitano forti desideri ma anche tenerezza e, forse, speranza per un futuro diverso.

Nell’immaginario collettivo nascono come creature mitologiche pericolose per gli esseri umani: erano metà donne e metà uccello nell’Antichità e, dal Medioevo, la metà inferiore era quella di un pesce.

Hans Christian Andersen nel 1837 scrive la favola La sirenetta dove la protagonista ama ed è riamata da un uomo. Lo stesso tema dell’amore per l’ibrido ritorna nel racconto fantastico La sirena, uno dei più bei racconti del Novecento, scritto da Tomasi di Lampedusa.

Pugno, qui al suo romanzo d’esordio, ci trasporta invece in un futuro distopico dove le sirene non sanno più cantare e dove la potenza del sole, a causa dei cambiamenti climatici, è tale da costringere, chi è ricco e può permetterselo, a vivere in città sotterranee dove i raggi letali non possono infliggere il mortale cancro nero alla pelle.

La società è dominata dalla Yakuza, la perfida mafia giapponese, che sfrutta il male del mondo a proprio vantaggio, in questo caso allevando pregiata carne di sirene, che dopo saranno sgozzate e mangiate, oppure offrendole a carissimo prezzo nei bordelli più esclusivi di Underwater, la nuova città sotterranea.

Samuel, che da un anno ha perso Sadako per il cancro alla pelle, è uno dei custodi del prezioso allevamento. Le sirene hanno questa caratteristica: dopo l’accoppiamento con il maschio lo uccidono.

Ma c’è una mezza albina là che a Samuel ricorda la sua ragazza. Sadako nell’ultimo stadio della sua vita aveva perso lo strato superficiale della pelle, tutta tatuata, ed era diventata bianchissima. Quel candore, dopo l’annerimento del morbo, era il preludio alla morte.

Manovrando la mezza albina per penetrarla, subito dopo sfugge alla morte mettendole davanti il maschio. Da quell’ingravidamento nasce un ibrido, che ha solo gli occhi di una donna e che Samuel chiama Mia: vuole insegnarle a cantare, ma soprattutto vuole sottrarla alla libidine dei bordelli.

Non sa resistere alla sua bellezza e la penetra come aveva fatto con sua madre, usando tutta la sua violenza e facendosi anche male, ma con la certezza che il nuovo esemplare sarà per tre quarti umano.

Può il mondo essere salvato dalle sirene?

Quelli del Mermaid Liberation Front venerano le femmine delle sirene come dee e credono che solo restituendole all’oceano l’epidemia sarebbe cessata.

Da un punto di vista più scientifico si sarebbe potuto considerare il DNA delle sirene, che resistevano al cancro solare, come una futura cura.

Questi nuovi ibridi di sirene miscelati all’homo sapiens sarebbero stati immuni oppure si sarebbero potute utilizzare le staminali della sirena per creare una nuova pelle e ritardare la morte.

Ma Samuel non saprà mai se la scienza trionferà, perché sarà già morto. Ha preso anche lui il cancro nero, però prima vuole salvare Mia e liberarla nell’oceano, dove la sirena vivrà libera e non più nelle vasche per l’allevamento.

La mente di Mia era tabula rasa.

L’ultima frase del romanzo è un epilogo che annuncia un prologo di una vita senza ricordi. Tutta da vivere. Un nuovo inizio per le creature libere dal cancro del sole e che forse, un giorno, aiuteranno a curare il cancro della pelle.

Ma anche se non lo faranno, saranno quelle sirene che riusciranno a sfuggire alla ferocia dell’uomo ad abitare il mondo.

Nella nota finale la Pugno lascia qualche traccia per la lettura del suo libro: prevalentemente Manga giapponesi.

Consiglio il romanzo per la lettura veloce, 145 pagine, e la fluidità della pagina, per il corpo della storia che non è mai noioso. Non si apprezzano troppo le innumerevoli parole non tradotte dall’inglese, come, solo per fare qualche esempio, floating bed e memory cleansing. A che servono?

Le migliori opere di narrativa italiana degli ultimi vent’anni?

Canone dell’Indiscreto 2000-2019.

Ecco i titoli votati, in ordine di punteggio (l’elenco completo è disponibile su L’indiscreto):

1 Walter Siti, Troppi paradisi
2 Giorgio Vasta, Il tempo materiale
3 Michele Mari, Leggenda privata
4 Laura Pugno, Sirene
5 Francesco Pecoraro, La vita in tempo di pace
6 Antonio Moresco, Canti del caos
7 Claudia Durastanti, La straniera
8 Filippo Tuena, Ultimo Parallelo
9 Vitaliano Trevisan, Works
10 Elena Ferrante, L’amica geniale
11 Helena Janeczek, Le rondini di Montecassino
12 Veronica Raimo, Miden
13 Domenico Starnone, Lacci
14 Edoardo Albinati, La scuola cattolica
15 Giorgio Falco, L’ubicazione del bene
16 Roberto Saviano,Gomorra
17 Daniele Del Giudice, I racconti
18 Serena Vitale, Il defunto odiava i pettegolezzi
19 Valeria Parrella, Mosca più balena
20 Vanni Santoni, Personaggi precari
21 Umberto Eco, Baudolino
22 Fleur Jaeggy, Proleterka
23 Luca Rastello, Piove all’insù
24 Valerio Magrelli, Geologia di un padre
25 Davide Orecchio, Città distrutte
26 Giuseppe Genna, Assalto a un tempo devastato e vile
27 Aldo Busi, El especialista de Barcelona
28 Teresa Ciabatti, La più amata
29 Michele Mari, Verderame
30 Melania G. Mazzucco,Vita
31 Tommaso Pincio, Un amore dell’altro mondo
32 Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto
33 Sandro Veronesi, Caos calmo

5 commenti Aggiungi il tuo

  1. Maria Teresa Anastasi ha detto:

    strano racconto quello della sirena

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  2. marisasalabelle ha detto:

    Nella classifica dell’Indiscreto ci sono tanti bei titoli. Alcuni li ho letti: mi sono piaciuti molto Leggenda privata di Michele Mari, Il mondo in tempo di pace di Francesco Pacifico, Ultimo parallelo di Filippo Tuena, Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi, El especialista de Barcelona di Aldo Busi.

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    1. Silvia Lo Giudice ha detto:

      Di quelli che hai citato ho letto solo Mari e Trevi. Adesso sono alle prese con un classico della letteratura giapponese, poi ritornerò alla lista dell’Indiscreto.
      Ti seguo perché sei una onesta donna della vecchia sinistra e, anche se a volte non la penso come te, sei aperta al confronto. Buon sabato.

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      1. marisasalabelle ha detto:

        “un’onesta donna della vecchia sinistra”… in fondo hai ragione! 😉

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