14. VITA DI VITTORIO ALFIERI, LA CONTESSA D’ALBANY

Due anni dopo essersi liberato di Gabriella e aver trovato la sua vocazione, Alfieri è finalmente, e per sempre, allacciato da un grande amore.

Un dolce focoso negli occhi nerissimi accoppiatosi (che raro addiviene) con candidissima pelle e biondi capelli, davano alla di lei bellezza un risalto, da cui difficile era di non rimanere colpito e conquiso. Età di anni venticinque; molta propensione alle bell’arti e alle lettere; indole d’oro; e, malgrado gli agi di cui abbondava, penose e dispiacevoli circostanze domestiche, che poco la lasciavano essere, come il dovea, avventurata e contenta.

Pelle candida, occhi neri e focosi, capelli biondi, venticinque anni (non proprio di primo pelo).

Questa donna colta e sensibile, che ha dato all’Alfieri una quarta ed ultima febbre del cuore – passione di cuore e anche di intelletto – è però angustiata da intimi dispiaceri domestici cagionatile dal querulo, sragionevole e sempre ebro attempato marito.

La contessa Luisa Stolberg è nata nei Paesi Bassi austriaci (attuale Belgio) ed è moglie del pretendente al trono d’Inghilterra Carlo Eduardo Stuart, il quale, non avendo alcuna speranza di recuperare il trono inglese, è un ubriacone violento e volgare.

La storia tra Vittorio e Luisa è molto travagliata poiché lo Stuart è pure assai geloso.

I due si vedono clandestinamente, quando possono, con l’ardore che nutrono gli amanti costretti a lunghe separazioni ma a cui sono concessi i bramati incontri ravvicinati e sensuali.

Come quando, dopo sedici mesi, rivede la sua amata a Colmar, in Alsazia, oppure quando, per i grandi pettegolezzi delle città italiane, per cinque mesi sono costretti a stare disgiunti e pur vicinissimi, lui a Pisa e lei a Bologna, col solo Apennino di mezzo, uniti tuttavia dai loro trepidanti pensieri.

Finalmente, dopo un’ennesima brutalità del marito, Luisa ottiene la separazione e può unirsi al suo Vittorio ma non in Italia, dove la loro relazione recherebbe scandalo, bensì a Parigi.

Ribadisco che Alfieri abborre sia la tirannide che la furia indiscriminata e omicida.

Da Parigi fuggono dopo il 10 agosto del 1792, quando i Sanculotti e i Giacobini fanno quella che molti chiamano la seconda rivoluzione, quella che, una volta abbattuto l’ancien régime, dovrebbe rispondere alle aspirazioni di uguaglianza sociale del popolo scontento degli obiettivi raggiunti, e che poi sfocerà nel Terrore.

Solo dopo la morte del marito di Luisa, che era avvenuta nel 1788, Alfieri può convivere con lei serenamente in Italia, e la città scelta è Firenze, la capitale della lingua italiana.

Insofferente alla legalizzazione di un’unione d’amore che non ha bisogno di un attestato giuridico per essere tale, non sposerà mai Luisa: lui rimarrà sempre il conte Alfieri e lei la contessa d’Albany.

Vita di Vittorio Alfieri, 1803 (pubblicata postuma a Londra nel 1806)

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